Chi presenta una domanda di cittadinanza italiana sa bene che l’attesa può trasformarsi in un percorso lungo e spesso frustrante. Non è raro, infatti, che il procedimento richieda anni prima di arrivare a una conclusione, soprattutto per chi ha avviato la pratica in periodi in cui i termini previsti dalla legge erano più estesi. Oggi, sebbene le tempistiche siano state ridotte rispetto al passato, la sensazione di immobilità resta una delle principali preoccupazioni dei richiedenti.
In particolare, per chi ha fatto domanda prima dell’entrata in vigore delle più recenti modifiche normative, l’attesa può arrivare fino a quattro anni. Anche per le domande più recenti, come quelle presentate a partire dal 2021, la legge prevede fino a due anni per la definizione del procedimento, con la possibilità di una proroga ulteriore. Il problema nasce quando, nonostante il tempo trascorso, la pratica risulta ancora ferma alle fasi iniziali, lasciando intuire che i termini potrebbero non essere rispettati.
In questi casi, una domanda legittima sorge spontanea: è davvero possibile accelerare la procedura? La risposta è sì, purché si agisca in modo corretto e consapevole. La normativa consente infatti al richiedente di tutelare i propri diritti quando l’amministrazione non rispetta le tempistiche previste. Attraverso strumenti come il sollecito o la diffida formale, è possibile richiamare l’attenzione della Pubblica Amministrazione e stimolare una più rapida trattazione della pratica.
Questo vale sia per chi richiede la cittadinanza per matrimonio sia per chi segue il percorso della cittadinanza italiana per residenza, che comporta verifiche particolarmente approfondite sulla stabilità del soggiorno, sull’integrazione sociale e sul rispetto dei requisiti di legge. Se dopo un anno dalla presentazione della domanda non si registrano avanzamenti significativi, intervenire diventa spesso una scelta strategica.
Un altro aspetto fondamentale riguarda la correttezza della domanda fin dall’inizio. Errori formali, documentazione incompleta o imprecisioni possono causare sospensioni e richieste di integrazione che allungano inevitabilmente i tempi. Per questo motivo, l’assistenza di un avvocato esperto in cittadinanza e immigrazione può fare la differenza, non solo per prevenire problemi, ma anche per intervenire in modo mirato quando la pratica si blocca.
L’intervento legale non si limita all’invio di solleciti scritti: un’azione costante, che includa contatti diretti con la Prefettura competente, può contribuire a evitare che la domanda venga trascurata. In molti casi, questo approccio consente di ridurre sensibilmente i tempi di attesa e di arrivare prima alla fase conclusiva del procedimento.
Accelerare l’ottenimento della cittadinanza non significa soltanto abbreviare una pratica amministrativa. Per molti richiedenti, vuol dire poter finalmente accedere a diritti fondamentali, come la piena mobilità internazionale garantita dal passaporto italiano, o una maggiore stabilità personale e professionale in Italia e in Europa.
In conclusione, sebbene non esistano scorciatoie automatiche, esistono strumenti legali efficaci per contrastare ritardi ingiustificati. Con una domanda corretta, un monitoraggio costante dello stato della pratica e, quando necessario, il supporto di un professionista qualificato, velocizzare la pratica di cittadinanza italiana non è solo possibile, ma spesso concreto.
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Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di fornire indicazioni generali sull’argomento. Per dubbi o casi particolari è opportuno chiedere una consulenza specializzata in base alla vostra situazione specifica.
Articolo scritto da Alessia Ajelli, Managing Associate di LCA Studio Legale, avvocato specializzato in diritto dell'immigrazione e cittadinanza italiana.