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Cittadinanza italiana per discendenza: aggiornamenti sul tema del “minor issue”

Novità e sfide legali nella cittadinanza italiana per discendenza

Discussione su come le nuove norme e le sentenze influenzano la cittadinanza italiana dei discendenti e dei minori coinvolti.

Negli ultimi mesi, il dibattito sulla cittadinanza italiana per discendenza ha acquisito nuova rilevanza, soprattutto alla luce dei prossimi interventi della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. Entrambe le istituzioni saranno chiamate a esprimersi su questioni che negli ultimi anni hanno generato incertezza giuridica e decisioni contrastanti: da un lato le implicazioni del cosiddetto “Decreto Tajani”, dall’altro il sempre più discusso “minor issue”, che riguarda la perdita o il mantenimento della cittadinanza italiana nei casi di naturalizzazione dell’ascendente quando il discendente era ancora minorenne.

Il ruolo della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, massimo organo giudiziario italiano, non si occupa di stabilire i fatti ma di garantire l’applicazione uniforme della legge sul territorio nazionale. Proprio per questo, il suo prossimo intervento sul minor issue e sul Decreto Tajani è atteso con grande interesse: una decisione della Cassazione può infatti orientare in modo definitivo l’operato dei tribunali di grado inferiore, riducendo la disparità interpretativa che oggi caratterizza molte cause legate alla cittadinanza jure sanguinis.

Il contesto: l’evoluzione recente della cittadinanza iure sanguinis

Per oltre un secolo, il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza è avvenuto secondo criteri relativamente lineari: chi discende da un cittadino italiano e può dimostrare la continuità della cittadinanza nella propria linea familiare ha diritto al riconoscimento, purché l’ascendente fosse ancora cittadino dopo l’Unità d’Italia e non avesse perso la cittadinanza prima della nascita del discendente successivo.

Con l’introduzione del Decreto Tajani, approvato nel marzo 2025 e convertito con la Legge 74/ 2025 dello scorso maggio, questo panorama è cambiato in modo significativo. Il decreto e la legge di conversione hanno introdotto infatti una restrizione importante: il diritto alla cittadinanza jure sanguinis si mantiene solo se il genitore o il nonno erano cittadini esclusivi italiani al momento della nascita del discendente, oppure se avevano vissuto in Italia per almeno due anni consecutivi dopo l’acquisizione della cittadinanza. Il punto più controverso all’esame della Cassazione riguarda la possibilità — o meno — di applicare tali limitazioni anche ai nati prima dell’entrata in vigore del Decreto Tajani.

Il “minor issue”: un problema interpretativo ancora aperto

Accanto al Decreto Tajani, la Cassazione dovrà affrontare anche il complesso tema del c.d. “minor issue”. Questo riguarda le situazioni in cui l’antenato italiano ha acquisito una nuova cittadinanza straniera mentre il figlio nato all’estero era ancora minorenne. Per anni, i tribunali hanno generalmente ritenuto che tale naturalizzazione non comportasse automaticamente la perdita della cittadinanza italiana da parte del minore. Tuttavia, più recentemente, molte corti hanno iniziato a interrogarsi sulla validità di questa interpretazione.

Il problema nasce dal fatto che alcune pronunce isolate della Cassazione, così come una circolare del Ministero dell’Interno dell’ottobre 2024, hanno statuito che il minore potesse effettivamente perdere la cittadinanza in tali circostanze. Trattandosi però di una circolare amministrativa e non di una legge, il documento non vincola i tribunali, né definisce in modo definitivo la questione. Questo ha generato decisioni divergenti su casi identici, creando un disallineamento che rende imprescindibile un chiarimento della Suprema Corte.

È importante distinguere questo fenomeno dal diverso caso, storicamente pacifico, dei minori nati in Italia e successivamente emigrati: in quel contesto, la perdita della cittadinanza a seguito della naturalizzazione del genitore è sempre stata considerata automatica. Il “minor issue riguarda esclusivamente i figli nati all’estero da cittadini italiani.

Cosa aspettarsi dalle prossime decisioni

Nel corso del prossimo anno, sia la Cassazione sia la Corte Costituzionale analizzeranno parti fondamentali del Decreto Tajani, seppur da prospettive diverse. Non è escluso che emerga la necessità di limitare l’applicazione del decreto o persino di dichiararne l’incompatibilità con i principi costituzionali, soprattutto in riferimento ai diritti acquisiti e al principio di irretroattività delle norme.

Quanto al “minor issue”, il pronunciamento della Cassazione del 2026 sarà probabilmente decisivo: la Corte dovrà stabilire, una volta per tutte, se la cittadinanza del minore segue automaticamente la sorte del genitore che si naturalizza oppure se essa rimane intatta fino alla maggiore età.

Tra l’attesa delle pronunce e l’incertezza normativa, chi presenta domande di cittadinanza italiana per discendenza si trova oggi in un contesto in rapida evoluzione. Le decisioni delle alte corti potrebbero ridisegnare in modo sostanziale l’accesso alla cittadinanza italiana, chiarendo dubbi che da anni creano confusione tra richiedenti, amministrazioni e tribunali.

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