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Cittadinanza italiana per discendenza: la Cassazione deciderà all’inizio del 2026

Un diritto di nascita che unisce generazioni e radici italiane

Il verdetto della Cassazione, atteso con grande interesse da comunità e studi legali specializzati, potrebbe finalmente chiarire i limiti e le garanzie di un diritto che affonda le proprie radici nella continuità familiare e nella memoria delle generazioni

Il nuovo anno porterà con sé un momento cruciale per chi rivendica le proprie radici italiane. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha infatti fissato per il 13 gennaio 2026 l’udienza pubblica che potrebbe ridefinire il modo in cui viene interpretato il diritto alla cittadinanza italiana per discendenza.

Il dibattito nasce dall’introduzione del c.d. Decreto Tajani, overo il Decreto Legge n. 36/2025, poi convertito nella Legge n. 74/2025, che impone un limite generazionale ai discendenti di cittadini italiani. Una novità che ha acceso numerose polemiche: molti sostengono che la cittadinanza, essendo trasmessa jure sanguinis fin dalla nascita, rappresenti un diritto originario e non un privilegio soggetto a restrizioni temporali. La questione centrale, dunque, è se una norma emanata in tempi recenti possa incidere su un diritto che si presume esista sin dal momento della nascita.

Oltre a questo nodo interpretativo, la Cassazione dovrà affrontare un secondo tema altrettanto complesso: la perdita della cittadinanza da parte dei minori. In particolare, si cercherà di capire se i figli minorenni mantengano la cittadinanza italiana nel caso in cui il loro ascendente acquisisca una nuova cittadinanza in un altro Paese, specie quando questa venga attribuita automaticamente per jus soli ai bambini nati sul territorio straniero. Le norme di riferimento risalgono alla storica Legge n. 555 del 1912, ancora oggi base del sistema di cittadinanza italiano.

La decisione che emergerà dall’udienza del 2026 potrà avere ripercussioni significative non solo sul piano giuridico, ma anche su quello personale e identitario di moltissime famiglie di origine italiana nel mondo. Per molti discendenti, infatti, ottenere il riconoscimento ufficiale della cittadinanza significa riappropriarsi di una parte della propria storia e, al contempo, avere accesso ai diritti connessi al passaporto italiano — tra cui la possibilità di vivere, studiare e lavorare liberamente nell’Unione Europea.

Il verdetto della Cassazione, atteso con grande interesse da comunità e studi legali specializzati, potrebbe finalmente chiarire i limiti e le garanzie di un diritto che affonda le proprie radici nella continuità familiare e nella memoria delle generazioni.

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