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L’Accordo di integrazione: chi è obbligato a firmarlo e cosa serve?

Un impegno tra lo Stato italiano e i nuovi cittadini stranieri

L’Accordo di Integrazione in Italia è un impegno che molti stranieri extracomunitari devono sottoscrivere al loro arrivo. Con questo patto, si promuove l’apprendimento della lingua, la conoscenza delle regole e la partecipazione alla società italiana

Dal 2012, l’Italia ha introdotto un importante strumento per accompagnare i cittadini stranieri nei loro primi passi verso l’integrazione: l’Accordo di Integrazione. Non si tratta solo di una formalità burocratica, ma di un vero e proprio patto tra lo Stato e chi sceglie di vivere nel nostro Paese. Ma chi è obbligato a firmarlo? E cosa comporta davvero?

Chi deve sottoscrivere l’Accordo di integrazione

L’accordo riguarda in particolare gli stranieri extracomunitari che entrano per la prima volta in Italia e richiedono un permesso di soggiorno di almeno un anno. Devono firmarlo tutti i maggiorenni (o i minori sopra i 16 anni, con autorizzazione dei genitori). La firma avviene:

  • presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione, per chi arriva per motivi di lavoro o ricongiungimento familiare;
  • in Questura, se l’ingresso è legato ad altre motivazioni.

Chi è esonerato dalla firma

Alcune categorie non sono obbligate a sottoscrivere l’accordo, ad esempio:

  • minori non accompagnati o con meno di 16 anni;
  • persone con gravi disabilità che ostacolano l’autosufficienza o l’apprendimento linguistico;
  • vittime di tratta, violenze o sfruttamento grave.

Cosa prevede l’Accordo di Integrazione

Firmare l’accordo significa assumere obblighi reciproci. Lo straniero si impegna a:

  • imparare la lingua italiana e conoscere le regole civiche del Paese;
  • garantire la frequenza scolastica dei figli minori;
  • rispettare i doveri fiscali e contributivi;
  • adeguarsi ai principi della Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione.

Lo Stato italiano, dal canto suo, assicura:

  • la tutela dei diritti fondamentali;
  • l’accesso all’istruzione, alla sanità e ai servizi pubblici;
  • iniziative concrete per favorire l’integrazione, come corsi di lingua e formazione civica.

Formazione obbligatoria: i primi passi verso l’integrazione

Entro tre mesi dalla firma, lo straniero viene invitato a partecipare a una sessione formativa di 10 ore, organizzata dal Centro Regionale per l’Istruzione degli Adulti (CRIA). L’obiettivo è offrire una panoramica pratica sulla vita civile italiana.

Durata, sospensioni e proroghe dell’Accordo di Integrazione

L’accordo ha una validità di due anni, ma può essere sospeso o prorogato in presenza di motivi seri, tra cui:

  • problemi di salute o familiari gravi;
  • impegni di lavoro o studio, anche all’estero;
  • partecipazione a corsi di formazione.

Sistema a crediti: come si valuta l’integrazione

L’integrazione viene misurata attraverso un sistema di crediti. Al momento della firma, lo straniero riceve 16 punti. Il punteggio può aumentare frequentando corsi, ottenendo certificazioni linguistiche o titoli di studio riconosciuti.

Tuttavia, i crediti possono anche essere decurtati in caso di:

  • condanne penali (anche non definitive);
  • applicazione di misure di sicurezza;
  • sanzioni amministrative o tributarie superiori a 10.000 euro.

Verifica finale: cosa succede dopo due anni

Un mese prima della scadenza, lo Sportello Unico valuta il livello di integrazione raggiunto:

  • se lo straniero ha almeno 30 crediti, l’accordo si considera concluso con successo;
  • se ha tra 1 e 29 crediti, l’accordo può essere prorogato per un altro anno;
  • se ha 0 o meno crediti, l’accordo si considera fallito e può portare alla revoca del permesso di soggiorno e all’espulsione dal Paese.

Chi non può fornire documentazione utile, può comunque sostenere un test finale per dimostrare il proprio grado di integrazione.

In conclusione

L’Accordo di Integrazione è molto più di un documento: rappresenta un impegno concreto per costruire una convivenza fondata sul rispetto, la conoscenza reciproca e la partecipazione attiva alla vita in Italia. Comprendere il suo funzionamento è fondamentale per affrontare con consapevolezza il proprio percorso migratorio.

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Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di fornire indicazioni generali sull’argomento. Per dubbi o casi particolari è opportuno chiedere una consulenza specializzata in base alla vostra situazione specifica.