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Quali sono gli aspetti della Legge 74/2025 che sono stati impugnati dinanzi alla Corte Costituzionale?

La riforma della cittadinanza alla Corte Costituzionale

In attesa della sentenza, il dibattito resta acceso. La decisione definirà il futuro della cittadinanza italiana e il suo legame con l’identità nazionale

La recente Legge 74/2025, che ha convertito in norma definitiva il cosiddetto “Decreto Tajani” emanato il 28 marzo 2025, ha introdotto una delle più significative modifiche in materia di cittadinanza degli ultimi decenni. Tali modifiche, tuttavia, hanno suscitato ampie discussioni e portato alcune corti italiane – in particolare il Tribunale di Torino – a sollevare questioni di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale.

Le novità introdotte dal Decreto Tajani

Il Decreto-Legge 36/2025, noto come Decreto Tajani, ha profondamente ridefinito i criteri per ottenere la cittadinanza italiana per discendenza (jure sanguinis). In precedenza, chiunque potesse dimostrare una linea di discendenza ininterrotta da un avo italiano nato dopo l’unificazione del Paese nel 1861 aveva diritto al riconoscimento. Con la nuova legge, invece, l’accesso è stato ristretto: ora possono richiedere la cittadinanza italiana solo coloro che hanno un genitore o un nonno cittadino italiano.

Un’ulteriore condizione stabilisce che il genitore o l’adottante deve aver risieduto in Italia per almeno due anni consecutivi dopo l’acquisizione della cittadinanza e prima della nascita del richiedente. Sono fatte salve, inoltre, le domande già presentate o le convocazioni fissate entro le 23:59 del 27 marzo 2025, secondo le vecchie disposizioni.

Cittadinanza dei minori e applicazione retroattiva

La Legge 74/2025 ha inciso anche sul riconoscimento della cittadinanza ai minori nati o adottati all’estero. Se il bambino nasce da un genitore italiano, la dichiarazione deve essere presentata entro un anno dalla nascita o dall’adozione. In alternativa, il minore dovrà vivere in Italia per almeno due anni consecutivi dopo la dichiarazione. Questa regola ha sollevato preoccupazioni circa la sua applicazione retroattiva e la compatibilità con i principi costituzionali e del diritto europeo.

L’intervento della Corte Costituzionale

Il 17 settembre 2025, il Tribunale di Torino ha formalmente rimesso alla Corte Costituzionale la valutazione di alcuni articoli della Legge 74/2025. La questione riguarda, in particolare, la limitazione dei diritti acquisiti e l’eventuale violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza sanciti dalla Costituzione. Le parti interessate hanno ora venti giorni per depositare le proprie memorie, in attesa dell’udienza pubblica prevista per l’inizio del prossimo anno.

La Corte Costituzionale, istituita nel 1955, ha il compito di garantire che le leggi approvate dal Parlamento non siano in contrasto con la Costituzione. Composta da quindici giudici provenienti dalle alte magistrature e dal mondo accademico, è chiamata a esprimersi in questo caso su aspetti specifici della riforma Tajani, non sull’intera legge.

Critiche e prospettive future

Le critiche al Decreto Tajani si concentrano sulla natura restrittiva delle nuove norme e sulla loro possibile incompatibilità con i principi dell’Unione Europea, soprattutto per quanto riguarda la libertà di circolazione e il riconoscimento dei diritti dei discendenti italiani nel mondo. Molti cittadini di origine italiana, che avevano già intrapreso le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza, hanno scelto di rivolgersi ai tribunali italiani per far valere le regole precedenti.

Non va dimenticato che la Corte Costituzionale si era già pronunciata, nel luglio 2025, su questioni legate alla vecchia legge sulla cittadinanza (Legge 91/1992), stabilendo che essa non violava la Costituzione. Tale precedente potrebbe influenzare anche la valutazione delle nuove disposizioni.

In attesa del verdetto, il dibattito resta acceso. La decisione della Corte Costituzionale determinerà non solo il destino di migliaia di persone che aspirano al riconoscimento della cittadinanza italiana, ma anche l’interpretazione futura dei legami tra sangue, territorio e appartenenza nazionale. Per molti discendenti di italiani nel mondo, ottenere la cittadinanza significa anche poter richiedere il passaporto italiano, un simbolo di identità e di appartenenza all’Italia che continua a mantenere un forte valore affettivo e culturale.

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Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di fornire indicazioni generali sull’argomento. Per dubbi o casi particolari è opportuno chiedere una consulenza specializzata in base alla vostra situazione specifica.