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Regime impatriati: i benefici fiscali per i lavoratori UE e extra-UE che si trasferiscono in Italia

Un incentivo fiscale più selettivo, ma ancora fondamentale per attrarre talenti internazionali in Italia

In definitiva, il regime impatriati 2025 continua a rappresentare un’opportunità concreta per chi dall’Unione Europea o da paesi extra-UE (in questo caso previo ottenimento di un valido visto e permesso di lavoro e soggiorno) intende trasferirsi in Italia, attratto non solo dalla qualità della vita ma anche da un trattamento fiscale più favorevole

Nel 2025 il regime impatriati si conferma uno degli strumenti più rilevanti con cui l’Italia cerca di attrarre competenze dall’estero, anche se le regole sono cambiate e oggi le condizioni per accedervi sono più selettive rispetto al passato. La riforma introdotta con il decreto legislativo 209 del 2023, entrata in vigore dal gennaio 2024, ha infatti ridisegnato il perimetro del beneficio, mantenendo un forte incentivo ma con limiti e vincoli più chiari.

Il meccanismo resta semplice: chi trasferisce la propria residenza fiscale in Italia dopo un periodo trascorso all’estero può ottenere un trattamento fiscale agevolato. In pratica, solo una parte del reddito prodotto in Italia viene sottoposta a tassazione IRPEF, mentre la restante rimane esclusa. Oggi la riduzione si applica nella misura del 50%, che può salire al 60% per chi si trasferisce insieme a figli minori o ne abbia nel corso del periodo agevolato. La durata del beneficio è di cinque anni, senza più la possibilità di proroghe come avveniva in passato, e il tetto massimo di reddito che può beneficiare della misura è fissato a 600.000 euro all’anno.

Accedere al regime richiede alcune condizioni precise: non essere stati residenti fiscalmente in Italia nei tre anni precedenti il rientro e impegnarsi a rimanere nel Paese almeno per quattro anni. È inoltre necessario che l’attività lavorativa, sia essa da dipendente o da autonomo, si svolga prevalentemente in Italia e che il lavoratore possieda competenze qualificate o specialistiche, tali da rispondere all’obiettivo di attrarre professionalità di valore.

Le novità rispetto al passato non sono di poco conto. Fino al 2023, il regime era più generoso, sia nella percentuale di detassazione sia nella possibilità di proroghe ulteriori, specialmente per chi aveva figli o acquistava un immobile in Italia. Oggi, invece, la misura è più mirata: rimane molto interessante per professionisti e lavoratori con redditi medio-alti, ma richiede attenzione e pianificazione per non incorrere in errori che potrebbero far perdere il beneficio e comportare il recupero delle imposte non versate.

In definitiva, il regime impatriati 2025 continua a rappresentare un’opportunità concreta per chi dall’Unione Europea o da paesi extra-UE (in questo caso previo ottenimento di un valido visto e permesso di lavoro e soggiorno) intende trasferirsi in Italia, attratto non solo dalla qualità della vita ma anche da un trattamento fiscale più favorevole. Pur ridimensionato, resta un incentivo significativo, soprattutto per chi si sposta con la famiglia o per chi desidera intraprendere un percorso professionale stabile nel nostro Paese.

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