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Cittadinanza italiana per discendenza per nati all’estero: le nuove regole dopo il Decreto Tajani e la Legge 74/2025

Nuove regole sulla cittadinanza italiana per discendenza all’estero

La Legge 74/2025 modifica le regole della cittadinanza italiana per discendenza, limitando la trasmissione automatica ai nati all’estero e introducendo requisiti di residenza per i genitori

La Legge n. 74 del 23 maggio 2025, che ha convertito il cosiddetto Decreto Tajani (D.L. n. 36/2025), ha introdotto un profondo cambiamento nella disciplina della cittadinanza italiana per discendenza i nati all’estero. Il nuovo articolo 3-bis della Legge n. 91/1992 ha infatti ridisegnato il principio dello iure sanguinis, limitando l’acquisto automatico della cittadinanza italiana nei casi in cui la persona possieda anche un’altra cittadinanza sin dalla nascita.

Si tratta di una riforma complessa, che ha richiesto successivi chiarimenti da parte del Ministero dell’Interno attraverso due circolari interpretative. Le stesse Ambasciate e i Consolati italiani hanno riscontrato notevoli difficoltà applicative, soprattutto per le pratiche dei discendenti di italiani nati all’estero.

Fine dell’automatismo nella trasmissione dello iure sanguinis

Fino a poco tempo fa, chi nasceva da padre o madre italiani era automaticamente cittadino italiano, indipendentemente dal luogo di nascita o dal possesso di un’altra cittadinanza. Con il nuovo art. 3-bis, questo automatismo viene meno per chi nasce fuori dall’Italia e possiede già una diversa cittadinanza, come quella del Paese di nascita.

Ciò non significa però la perdita definitiva del diritto alla cittadinanza, ma la necessità di rispettare determinate condizioni previste dalla riforma. In altre parole, l’acquisto non è più “di diritto”, ma deve essere riconosciuto previa verifica amministrativa o giudiziaria.

Quando è ancora possibile il riconoscimento

Il legislatore ha previsto alcune ipotesi eccezionali in cui il cittadino nato all’estero può comunque ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza. In sintesi, le principali riguardano:

  • domande presentate entro il 27 marzo 2025: chi aveva già inoltrato la richiesta completa di documentazione entro tale data potrà vedere concluso il procedimento secondo la vecchia normativa
  • appuntamento fissato prima del 27 marzo 2025: è sufficiente che il Comune o il Consolato abbiano comunicato la data d’appuntamento entro il termine
  • riconoscimento giudiziale pendente: anche le azioni giudiziarie avviate prima di quella data restano valide
  • ascendente con sola cittadinanza italiana: se un genitore o un nonno possedeva esclusivamente la cittadinanza italiana al momento della nascita (o del decesso, se precedente), la cittadinanza può ancora trasmettersi iure sanguinis
  • residenza biennale del genitore in Italia: il requisito più innovativo e discusso della riforma prevede che il genitore, già cittadino italiano, debba aver risieduto in Italia per almeno due anni consecutivi dopo aver acquisito la cittadinanza e prima della nascita o adozione del figlio

Il principio della residenza biennale: il nuovo fulcro della trasmissione

Il criterio dei due anni di residenza effettiva in Italia rappresenta oggi il punto cardine della riforma. Solo se il genitore italiano ha maturato tale periodo prima della nascita del figlio, la cittadinanza potrà essere trasmessa in modo originario (ex iure sanguinis).

In caso contrario, il figlio nato all’estero potrà ottenere la cittadinanza soltanto in forma derivata (iuris communicatione), ossia successivamente, se convivente e residente in Italia con il genitore che ha acquistato o riacquistato la cittadinanza.

Questa distinzione – tra trasmissione originaria e derivata – segna la fine di un automatismo che per decenni aveva caratterizzato il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza in ambito consolare.

Esempi pratici

Per comprendere meglio:

  • se una madre naturalizzata italiana ha vissuto in Italia per almeno due anni dopo il giuramento e prima della nascita del figlio, quest’ultimo è cittadino italiano fin dalla nascita;
  • se invece il figlio nasce all’estero prima che la madre completi tale periodo, non è cittadino dalla nascita, ma potrà diventarlo successivamente trasferendosi in Italia e convivendo con il genitore cittadino per il tempo previsto dalla legge.

Implicazioni pratiche per chi richiede il passaporto italiano

Chi intende oggi richiedere il passaporto italiano attraverso il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis dovrà quindi prestare particolare attenzione ai nuovi requisiti.
Molte famiglie con ascendenza italiana all’estero, per esempio in Argentina, Cile, Brasile o Stati Uniti per citarne alcuni, dovranno dimostrare non solo la linea genealogica, ma anche le condizioni di residenza previste dal nuovo art. 3-bis.

È probabile che, almeno in una prima fase, le procedure presso Consolati e Comuni risultino più lente e disomogenee, in attesa di ulteriori chiarimenti ministeriali.

Conclusioni

Il Decreto Tajani e la Legge 74/2025 hanno trasformato radicalmente il modo in cui l’Italia riconosce la cittadinanza ai discendenti di italiani nati all’estero.
L’obiettivo dichiarato è evitare la moltiplicazione automatica di cittadinanze “dormienti”, ma la conseguenza immediata è un sistema più rigido e selettivo.

Chi aspira oggi a ottenere la cittadinanza italiana per discendenza deve affrontare un percorso più strutturato, fondato sulla prova effettiva del legame con l’Italia.
In questo nuovo contesto, comprendere le regole e preparare una documentazione accurata diventa essenziale per poter, un giorno, varcare quella soglia simbolica che separa la discendenza dall’appartenenza — e finalmente richiedere il proprio passaporto italiano.

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Il contenuto di questo articolo ha lo scopo di fornire indicazioni generali sull’argomento. Per dubbi o casi particolari è opportuno chiedere una consulenza specializzata in base alla vostra situazione specifica.